Spesso il luogo principale di amore, protezione,
sicurezza, fiducia, cura, affetto, può diventare il luogo di odio, violenza,
rabbia, paura, tradimento, abbandono, trascuratezza: la FAMIGLIA. Sono ormai frequenti e numerosi gli abusi
consumati in famiglia in cui è possibile distinguere: il maltrattamento (fisico e psicologico); le patologie delle cure (caratterizzate dall’inadeguatezza delle cure) e casi di abuso sessuale che provoca conseguenze
negative sulla salute psicofisica-relazionale del bambino, sulla sua sicurezza,
sul suo equilibrio emotivo, sulla sua crescita cognitiva e sessuo-affettiva.
Nell’abuso sessuale si possono distinguere tre categorie: abuso sessuale
manifesto, abuso sessuale mascherato e pseudo-abuso.
Purtroppo la percentuale più alta (circa il 90%)
è rappresentata dagli abusi sessuali intrafamiliari: l’ INCESTO. Vari sono i tipi di incesto: incesto tra padre-figlia (che
è il più frequente), incesto padre-figlio, incesto madre-figlio, incesto
madre-figlia, incesto commesso dal familiare.
Kempe afferma con abuso sessuale sui minori: "il coinvolgimento di bambini e
adolescenti, soggetti quindi immaturi e dipendenti, in attività sessuali che
essi non comprendono ancora completamente, alle quali non sono in grado di
acconsentire con totale consapevolezza o che sono tali da violare tabù vigenti
nella società circa i ruoli familiari".
Subire un maltrattamento fisico o un abuso sessuale, soprattutto nel contesto intrafamiliare, provoca nel bambino, ancora indifeso e immaturo sia emotivamente che cognitivamente, conseguenze molto gravi, spesso permanenti e irreversibili, causando gravi danni non solo fisici, ma soprattutto psicologici. Gli effetti a lungo termine sullo stato psicologico delle vittime si manifestano con disturbi nella sfera affettiva e della personalità, disturbi della vita sessuale, disturbi psicosomatici, disturbi dell’adattamento e della vita relazionale.
E' importante comprendere
e “svelare” i giochi familiari tipici delle famiglie abusanti e incestuose, ricostruire e capire le dinamiche interattive che caratterizzano
tali famiglie “patologiche”. E' necessario analizzare
la struttura familiare attraverso un approccio sistemico-relazionale, che dà
più considerazione alla configurazione triangolare dei rapporti, per cui viene
superata la visione della diade vittima/persecutore, ma viene data importanza,
per quanto riguarda la dinamica dell’abuso, alla triade di attori (persecutore,
vittima e osservatore). Questo è indispensabile per attuare una diagnosi
familiare e arrivare così al cosiddetto “disvelamento del gioco”, cioè
all’esplicitazione del gioco e delle dinamiche incestuose. Tutto ciò è molto
importante per poter così avviare il più presto possibile percorsi di
prevenzione, attraverso la stretta collaborazione tra operatori socio-sanitari
e giudiziari, attuando prima di tutto la denuncia di abuso sessuale
(prevenzione primaria), un intervento di tutela della vittima (prevenzione
secondaria) e un procedimento penale nei confronti del presunto colpevole. Una
volta che la magistratura si è occupata dell’accertamento dei fatti e della
condanna e il Tribunale dei minori ha garantito la protezione del minore da ulteriori
abusi, i servizi socio-sanitari cercano di fornire un sostegno psicologico,
attuando veri e propri percorsi di
intervento terapeutico (prevenzione terziaria): terapia familiare, terapia
dell’adulto protettivo, l’intervento sui fratelli del minore sessualmente
abusato, terapia dell’abusante e terapia individuale della vittima di abuso
sessuale.
Solo attraverso la stretta
collaborazione di diverse figure professionali, che riescono tempestivamente ad
avere la sensibilità e l’attitudine a prevedere una situazione di abuso, è
possibile innanzitutto alleviare i dolori fisici e psicologici che il
maltrattamento o l’abuso sessuale hanno provocato al bambino e quindi garantire
uno sviluppo successivo adeguato e una vita futura migliore sul piano emotivo,
cognitivo, sociale e relazionale.