martedì 15 dicembre 2015

CHI SONO E DI COSA MI OCCUPO


Il supporto di uno Psicologo può aiutarti ad affrontare con maggiore consapevolezza un problema o un disagio esistenziale, psicofisico, affettivo, relazionale, familiare...indirizzandoti in un percorso di crescita personale e di ben-essere, ricercando e valorizzando le proprie risorse e capacità individuali.

Sono la Dott.ssa Giordano Margherita, Psicologa iscritta all’ Albo dell’ Ordine degli Psicologi del Lazio e sono una Psicologa dell' Età Evolutiva specializzata in:

- Tecniche di rilassamento (Training Autogeno)

ArtCounseling (conduco incontri individuali e laboratori di gruppo esperienziali espressivo-creativi, utilizzando l’Arte e l’atto creativo come strumenti di crescita personale, autoconoscenza e consapevolezza di sé)

Mi occupo principalmente di:



- Consulenza individuale, familiare e di coppia
- Promozione del benessere psicologico           
Crescita personale
- Disturbi d'ansia e attacchi di panico
- Gestione dello stress
- Disturbi psicosomatici
- Psicologia dell'infanzia e dell'età evolutiva
- Sostegno alla genitorialità
- Orientamento scolastico
- Disturbi del comportamento(ADHD,DOP)
- Nuove dipendenze e Ludopatie





Per richiedere informazioni e per prenotare 
il tuo incontro gratuito questi sono i miei recapiti:

Cell 320 6397160
mail. artecorpomente@live.it



“Percepire un aspetto nuovo di sé stessi è 
il primo passo verso il cambiamento del concetto di sé.” 
  (Carl Rogers)



martedì 17 novembre 2015

lunedì 19 ottobre 2015

VIVIAMO LE NOSTRE EMOZIONI




Non esistono emozioni sbagliate o negative, perchè ogni emozione ha bisogno di essere riconosciuta, espressa, compresa, condivisa..solo così riusciamo a raggiungere il nostro benessere, il nostro equilibrio emotivo e la nostra crescita personale e interpersonale.
E proprio per questo che è importante un'educazione emotiva e affettiva fin dalla tenera età, dove svolgono un ruolo importante la famiglia, i genitori e le istituzioni scolastiche. I bambini hanno la capacità innata di esprimere liberamente emozioni, sensazioni e sentimenti e spesso è proprio l'adulto, il genitore o il contesto socio-culturale a distruggere questa loro attitudine, provocando quel circolo vizioso in cui le emozioni inibite, represse e inespresse si ripercuotono negativamente nel loro processo di crescita emotivo, affettivo, relazionale e cognitivo. Perciò riappropriamoci del nostro ESSERE BAMBINO...aperto al mondo, all'esplorazione, alla ricerca ingenua e senza giudizio e  impariamo ad esprimere la rabbia, ad accogliere la tristezza, a comprendere la paura...IMPARIAMO A VIVERE LE NOSTRE EMOZIONI, ovvero impariamo ad ABITARLE e SENTIRLE per imparare a raggiungere la gioia, il benessere, la felicità.



martedì 21 luglio 2015

OLTRE...la Libertà





Tutti abbiamo bisogno di essere LIBERI...
Rincorriamo ogni giorno questo bisogno...la libertà di pensiero, la libertà di espressione, la libertà di fare, dire, agire, ovvero la LIBERTÀ DI ESSERE..eppure non sempre riusciamo a raggiungerla. Chi o cosa ci impedisce di essere liberi? Paure, insicurezze, pregiudizi, il giudizio degli altri, l'ignoto, il futuro un pò incerto, un vissuto travagliato, gli insegnamenti ricevuti, i legami, le culture, le diversità, le distanze...? 
Spesso preferiamo rimanere FERMI...IMMOBILI..per paura di cambiare, per paura di esplorare altre possibilità di vita, altre possibilità di ESSERE.
Cresciamo e inconsapevolmente costruiamo LE NOSTRE BARRIERE, quelle barriere emotive, mentali, culturali e interpersonali che influenzano il nostro ESSERE CON L'ALTRO e il nostro STARE AL MONDO. A volte queste barriere ci fanno sentire PARTE DI...parte di qualcosa o di qualcuno e ci fanno sperimentare quel bisogno inconscio e innato di protezione come un' esigenza di vita, ma altre volte ci impediscono di vivere la vita con libera e consapevole ESSENZA, con l'essere ME..un ME CORAGGIOSAMENTE LIBERO...con il CHI SONO IO veramente!
Tutti abbiamo bisogno di essere Liberi..nello stesso modo in cui abbiamo bisogno di REGOLE..e allora dove sta la libertà? Sta nell' imparare a guardare DENTRO e OLTRE le nostre barriere, sta nella LIBERTA' DI SCEGLIERE LA PROPRIA LIBERTA'! 
E come si sceglie la propria libertà? Come un bambino che impara a camminare...solamente dopo che è caduto tante volte...perciò lasciamoci guidare dal bambino che siamo stati, perché solo da lui possiamo imparare la LBERTA’!


giovedì 18 giugno 2015

Danzando OLTRE le BARRIERE!

Tutti abbiamo bisogno di essere LIBERI...
Rincorriamo ogni giorno questo bisogno...la libertà di pensiero, la libertà di espressione, la libertà di fare, dire, agire, ovvero la LIBERTÀ DI ESSERE..eppure non sempre riusciamo a raggiungerla. Chi o cosa ci impedisce di essere Liberi? 

BARRIERE...Uno spettacolo di Danza HipHop!

Coreografie e scenografie per rivivere, esplorare, conoscere e superare le nostre BARRIERE...quelle barriere emotive, mentali, culturali e interpersonali che influenzano il nostro ESSERE CON L'ALTRO e il nostro STARE AL MONDO..e che spesso ci impediscono di vivere la vita con libera e consapevole ESSENZA, con l'essere ME..un ME CORAGGIOSAMENTE LIBERO...

Sabato 4 luglio alle ore 21:00
Teatro San Luca
Via Luchino del Verme 50

Ingresso 5 euro

Per info e biglietti  3206397160

Vi aspettiamo numerosi!!! Buona danza..







giovedì 14 maggio 2015

Legge Basaglia - 13 maggio 1978

"Per poter veramente affrontare la “malattia” dovremmo poterla incontrare fuori dalle istituzioni, intendendo con ciò non soltanto fuori dall’istituzione psichiatrica, ma fuori da ogni altra istituzione la cui funzione è quella di etichettare, codificare e fissare in ruoli congelati coloro che vi appartengono. Ma esiste veramente un fuori sul quale e dal quale si possa agire prima che le istituzioni ci distruggano?"(Franco Basaglia, Il problema della gestione, 1968)

Ieri cadeva l’anniversario della Legge 180 del 13 maggio 1978, che in Italia regola “accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori” ed è più nota con il nome di Legge Basaglia. L’appellativo si riferisce al nome dello psichiatra Franco Basaglia, che fu il principale promotore della riforma della medicina psichiatrica in Italia, con la rinuncia e chiusura completa alla realtà manicomiale
Secondo Basaglia i manicomi erano spazi che contribuivano a far completamente perdere l' individualità del malato, scandendone le giornate con ritmi prefissati, codificati, etichettati in uno schema che non permetteva il recupero della PERSONA, incoraggiando invece la sua alienazione e la sua passività, già causata dalla malattia stessa. L’unico modo per combattere e vincere la malattia mentale era ed è dunque portarla fuori dalle mura fisiche delle istituzioni. La terapia doveva e deve essere soggettiva, rispettando le esigenze e le circostanze specifiche della malattia del singolo, senza ridurlo a “oggetto di violenza di una società che rifiutava la malattia mentale”. La terapia che prima si basava solo ed esclusivamente sui principi di istituzionalizzazione, reclusione, esclusione sociale, isolamento, internazione, segregazione, somministrazione di farmaci e di calmanti, deve essere sostituita da terapie alternative, soggettive che abbiano come scopo primario l'integrazione sociale del malato, rispettando il suo diritto di Libertà e il suo diritto alla Vita, senza rinunciare ai rapporti umani e alla relazione con l' Altro...la RELAZIONE come prima ed autentica fonte di cura e di recupero per il paziente.


Una delle tante immagini che raffigurano i vecchi manicomi prima della Legge 180. (Manicomio di Volterra in Toscana)



"Il malato entra in manicomio come persona per diventare una cosa. Noi siamo qui per dimenticare che siamo psichiatri, per ricordare che siamo persone."(Franco Basaglia)

domenica 22 febbraio 2015

ABUSO SESSUALE INTRAFAMILIARE


Spesso il luogo principale di amore, protezione, sicurezza, fiducia, cura, affetto, può diventare il luogo di odio, violenza, rabbia, paura, tradimento, abbandono, trascuratezza: la FAMIGLIA.  Sono ormai frequenti e numerosi gli abusi consumati in famiglia in cui è possibile distinguere: il maltrattamento (fisico e psicologico); le patologie delle cure (caratterizzate dall’inadeguatezza delle cure) e casi di abuso sessuale che provoca conseguenze negative sulla salute psicofisica-relazionale del bambino, sulla sua sicurezza, sul suo equilibrio emotivo, sulla sua crescita cognitiva e sessuo-affettiva. Nell’abuso sessuale si possono distinguere tre categorie: abuso sessuale manifesto, abuso sessuale mascherato e pseudo-abuso. 

Purtroppo la percentuale più alta (circa il 90%) è rappresentata dagli abusi sessuali intrafamiliari: l’ INCESTO. Vari sono i tipi di incesto: incesto tra padre-figlia (che è il più frequente), incesto padre-figlio, incesto madre-figlio, incesto madre-figlia, incesto commesso dal familiare.



Kempe afferma con abuso sessuale sui minori: "il coinvolgimento di bambini e adolescenti, soggetti quindi immaturi e dipendenti, in attività sessuali che essi non comprendono ancora completamente, alle quali non sono in grado di acconsentire con totale consapevolezza o che sono tali da violare tabù vigenti nella società circa i ruoli familiari".

Subire un maltrattamento fisico o un abuso sessuale, soprattutto nel contesto intrafamiliare, provoca nel bambino, ancora indifeso e immaturo sia emotivamente che cognitivamente, conseguenze molto gravi, spesso permanenti e irreversibili, causando gravi danni non solo fisici, ma soprattutto psicologici. Gli effetti a lungo termine sullo stato psicologico delle vittime si manifestano con disturbi nella sfera affettiva e della personalità, disturbi della vita sessuale, disturbi psicosomatici, disturbi dell’adattamento e della vita relazionale.
E' importante comprendere e “svelare” i giochi familiari tipici delle famiglie abusanti e incestuose, ricostruire e capire le dinamiche interattive che caratterizzano tali famiglie “patologiche”. E' necessario analizzare la struttura familiare attraverso un approccio sistemico-relazionale, che dà più considerazione alla configurazione triangolare dei rapporti, per cui viene superata la visione della diade vittima/persecutore, ma viene data importanza, per quanto riguarda la dinamica dell’abuso, alla triade di attori (persecutore, vittima e osservatore). Questo è indispensabile per attuare una diagnosi familiare e arrivare così al cosiddetto “disvelamento del gioco”, cioè all’esplicitazione del gioco e delle dinamiche incestuose. Tutto ciò è molto importante per poter così avviare il più presto possibile percorsi di prevenzione, attraverso la stretta collaborazione tra operatori socio-sanitari e giudiziari, attuando prima di tutto la denuncia di abuso sessuale (prevenzione primaria), un intervento di tutela della vittima (prevenzione secondaria) e un procedimento penale nei confronti del presunto colpevole. Una volta che la magistratura si è occupata dell’accertamento dei fatti e della condanna e il Tribunale dei minori ha garantito la protezione del minore da ulteriori abusi, i servizi socio-sanitari cercano di fornire un sostegno psicologico, attuando veri e propri  percorsi di intervento terapeutico (prevenzione terziaria): terapia familiare, terapia dell’adulto protettivo, l’intervento sui fratelli del minore sessualmente abusato, terapia dell’abusante e terapia individuale della vittima di abuso sessuale.

Solo attraverso la stretta collaborazione di diverse figure professionali, che riescono tempestivamente ad avere la sensibilità e l’attitudine a prevedere una situazione di abuso, è possibile innanzitutto alleviare i dolori fisici e psicologici che il maltrattamento o l’abuso sessuale hanno provocato al bambino e quindi garantire uno sviluppo successivo adeguato e una vita futura migliore sul piano emotivo, cognitivo, sociale e relazionale.


venerdì 30 gennaio 2015

ADHD: bambini da spegnere o da comprendere?

I bambini che troviamo nei bus, nelle feste, nelle scuole o per strada, che sono continuamente agitati, in continuo movimento, che non riescono a stare mai fermi e che i genitori trovano grande difficoltà a tenere "buoni": questi sono bambini con ADHD. Quando poi iniziano a frequentare la scuola, sono quei bambini che le insegnanti non vorrebbero avere mai: si alzano continuamente dal loro posto, danno fastidio ai compagni, non riescono a svolgere i compiti assegnati e finiscono spesso per cambiare banco e talvolta classe; il loro profitto scolastico proprio per la ridotta capacità di concentrazione è spesso scarso; inoltre è difficile il loro rapporto con i coetanei, ma anche con gli adulti per la grande impulsività. Questo è ovviamente un quadro molto generale e spesso stereotipato, ma che a volte coincide con la descrizione di tanti genitori, tante maestre e tanti familiari.
In questo articolo voglio descrivere quali sono i sintomi che caratterizzano l'adhd, ma più che altro focalizzarmi sul tipo di trattamento.

Sintomi.
L' ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è un disturbo evolutivo dell' autocontrollo, ovvero un disturbo da deficit disattenzione e iperattività. Secondo il DSM-IV la caratteristica fondamentale del disturbo è una persistente modalità di disattenzione e/o di iperattività-impulsività che è più frequente e più grave di quanto si osserva tipicamente in soggetti ad un livello di sviluppo paragonabile.
- La disattenzione si manifesta soprattutto come scarsa cura per i dettagli e scarsa capacità a portare a termine le azioni intraprese. Ogni stimolo esterno può essere fonte di distrazione, alcune volte anche seguire un discorso rappresenta un impegno che supera le capacità di attenzione del soggetto e spesso le capacità di auto-organizzazione sono carenti anche per attività non complesse. È tipica la difficoltà di questi bambini a portare a termine un compito, oppure il loro continuo evitare impegni che richiedano uno sforzo prolungato nel tempo. È possibile comunque che alcune attività che attirano l’interesse e la motivazione del bambino siano compatibili con un tempo di applicazione maggiore (es. nel disegno, o in particolari giochi elettronici).
- L’impulsività è l’incapacità di procrastinare nel tempo la risposta ad uno stimolo esterno o interno. Tipicamente questi bambini rispondono senza riflettere, non riescono ad aspettare il proprio turno nelle attività o nei giochi. Si lasciano coinvolgere in attività pericolose senza valutarne adeguatamente le conseguenze (provocando talvolta danni fisici a se stessi o ad altri). Sul piano cognitivo l’impulsività si esprime nell’ incapacità di bloccare risposte automatiche. L’ impulsività sembra perdurare nel tempo più di altri sintomi e caratterizzare il funzionamento adolescenziale o adulto dell’ADHD.
- L’impulsività generalmente è associata all’ iperattività: questi bambini non riescono a stare fermi, vengono decritti come “mossi da un motorino” se sono seduti muovono in continuazione le mani e/o i piedi. I giochi vengono effettuati in modo rumoroso e movimentato, senza rispetto di regole, spesso sono accompagnati da eccessive verbalizzazioni, è come se il bambino fosse animato da un’energia interna inarrestabile. A questo si accompagna una sensazione interna soggettiva di tensione, pressione, instabilità, che deve essere scaricata. Tale sensazione soggettiva diventa spesso prevalente in adolescenza o in età adulta, quando si riduce l’iperattività motoria.

Possibili conseguenze comportamentali e decorso.
I bambini con ADHD incontrano spesso ostacoli in aree importanti dello sviluppo come:

l' apprendimento (scarsi risultati a scuola o abbandoni scolastici)
- le relazioni sociali (rifiuto da parte dei pari e difficoltà relazionali)
- controllo dell'aggressività (comportamenti antisociali e delinquenza).
- bassa autostima
Per quanto riguarda il decorso, l'iperattività tende a scomparire, mentre permangono le difficoltà dell'attenzione, problemi nelle relazioni, problemi scolastici. 
E' un disturbo evolutivo e proprio per questo può persistere in età adulta.

Un trattamento adeguato ed integrato.
In realtà questi bambini non hanno nessuna colpa,  tanto meno i loro genitori che invece vengono spesso additati come incapaci a svolgere il proprio ruolo da educatori, perciò come in ogni disturbo nell' ambito evolutivo risulta utile ed efficace una prevenzione primaria, ovvero una diagnosi tempestiva E' importante prima di tutto indagare su eventuali disfunzioni fisiologiche a livello cerebrale e solo successivamente su eventuali condotte e dinamiche familiari disfunzionali che possano incidere negativamente sul bambino.

E' necessario un trattamento integrato coinvolgendo:
1) il bambino/adolescente
2) la famiglia
3) la scuola.

1) Bisogna focalizzare l' attenzione in primis sul bambino attraverso un sostegno psicologico individuale (per rafforzare la sua autostima, diminuire le sue frustrazioni, migliorare l'ascolto emotivo, individuare e valorizzare le sue risorse e le sue potenzialità).

2) In seguito bisogna coinvolgere la famiglia e i genitori, attraverso un percorso di Parent Training, per dare loro un supporto psicologico, ma soprattutto per rafforzare le loro competenze genitoriali:
- migliorando il loro ruolo genitoriale a livello affettivo, relazionale, educativo.
- cambiando il modo di interagire con i figli
- promuovendo lo sviluppo di comportamenti positivi

3) fondamentale è la collaborazione scuola-famiglia. Utile è l'osservazione del bambino in classe e nel gruppo classe per rilevare le tipologie e la frequenza dei comportamenti inadeguati. E' necessario gratificare i momenti positivi.

E' importante e fondamentale che il trattamento sia integrato per essere adeguato.

Infine concludo dicendo che i bambini/ragazzi con una diagnosi ADHD non sono terremoti da fermare, non sono tornadi da bloccare, ma sono bambini da COMPRENDERE.




Dott.ssa Margherita Giordano
psicologa clinica e dell'età evolutiva

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