venerdì 30 gennaio 2015

ADHD: bambini da spegnere o da comprendere?

I bambini che troviamo nei bus, nelle feste, nelle scuole o per strada, che sono continuamente agitati, in continuo movimento, che non riescono a stare mai fermi e che i genitori trovano grande difficoltà a tenere "buoni": questi sono bambini con ADHD. Quando poi iniziano a frequentare la scuola, sono quei bambini che le insegnanti non vorrebbero avere mai: si alzano continuamente dal loro posto, danno fastidio ai compagni, non riescono a svolgere i compiti assegnati e finiscono spesso per cambiare banco e talvolta classe; il loro profitto scolastico proprio per la ridotta capacità di concentrazione è spesso scarso; inoltre è difficile il loro rapporto con i coetanei, ma anche con gli adulti per la grande impulsività. Questo è ovviamente un quadro molto generale e spesso stereotipato, ma che a volte coincide con la descrizione di tanti genitori, tante maestre e tanti familiari.
In questo articolo voglio descrivere quali sono i sintomi che caratterizzano l'adhd, ma più che altro focalizzarmi sul tipo di trattamento.

Sintomi.
L' ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è un disturbo evolutivo dell' autocontrollo, ovvero un disturbo da deficit disattenzione e iperattività. Secondo il DSM-IV la caratteristica fondamentale del disturbo è una persistente modalità di disattenzione e/o di iperattività-impulsività che è più frequente e più grave di quanto si osserva tipicamente in soggetti ad un livello di sviluppo paragonabile.
- La disattenzione si manifesta soprattutto come scarsa cura per i dettagli e scarsa capacità a portare a termine le azioni intraprese. Ogni stimolo esterno può essere fonte di distrazione, alcune volte anche seguire un discorso rappresenta un impegno che supera le capacità di attenzione del soggetto e spesso le capacità di auto-organizzazione sono carenti anche per attività non complesse. È tipica la difficoltà di questi bambini a portare a termine un compito, oppure il loro continuo evitare impegni che richiedano uno sforzo prolungato nel tempo. È possibile comunque che alcune attività che attirano l’interesse e la motivazione del bambino siano compatibili con un tempo di applicazione maggiore (es. nel disegno, o in particolari giochi elettronici).
- L’impulsività è l’incapacità di procrastinare nel tempo la risposta ad uno stimolo esterno o interno. Tipicamente questi bambini rispondono senza riflettere, non riescono ad aspettare il proprio turno nelle attività o nei giochi. Si lasciano coinvolgere in attività pericolose senza valutarne adeguatamente le conseguenze (provocando talvolta danni fisici a se stessi o ad altri). Sul piano cognitivo l’impulsività si esprime nell’ incapacità di bloccare risposte automatiche. L’ impulsività sembra perdurare nel tempo più di altri sintomi e caratterizzare il funzionamento adolescenziale o adulto dell’ADHD.
- L’impulsività generalmente è associata all’ iperattività: questi bambini non riescono a stare fermi, vengono decritti come “mossi da un motorino” se sono seduti muovono in continuazione le mani e/o i piedi. I giochi vengono effettuati in modo rumoroso e movimentato, senza rispetto di regole, spesso sono accompagnati da eccessive verbalizzazioni, è come se il bambino fosse animato da un’energia interna inarrestabile. A questo si accompagna una sensazione interna soggettiva di tensione, pressione, instabilità, che deve essere scaricata. Tale sensazione soggettiva diventa spesso prevalente in adolescenza o in età adulta, quando si riduce l’iperattività motoria.

Possibili conseguenze comportamentali e decorso.
I bambini con ADHD incontrano spesso ostacoli in aree importanti dello sviluppo come:

l' apprendimento (scarsi risultati a scuola o abbandoni scolastici)
- le relazioni sociali (rifiuto da parte dei pari e difficoltà relazionali)
- controllo dell'aggressività (comportamenti antisociali e delinquenza).
- bassa autostima
Per quanto riguarda il decorso, l'iperattività tende a scomparire, mentre permangono le difficoltà dell'attenzione, problemi nelle relazioni, problemi scolastici. 
E' un disturbo evolutivo e proprio per questo può persistere in età adulta.

Un trattamento adeguato ed integrato.
In realtà questi bambini non hanno nessuna colpa,  tanto meno i loro genitori che invece vengono spesso additati come incapaci a svolgere il proprio ruolo da educatori, perciò come in ogni disturbo nell' ambito evolutivo risulta utile ed efficace una prevenzione primaria, ovvero una diagnosi tempestiva E' importante prima di tutto indagare su eventuali disfunzioni fisiologiche a livello cerebrale e solo successivamente su eventuali condotte e dinamiche familiari disfunzionali che possano incidere negativamente sul bambino.

E' necessario un trattamento integrato coinvolgendo:
1) il bambino/adolescente
2) la famiglia
3) la scuola.

1) Bisogna focalizzare l' attenzione in primis sul bambino attraverso un sostegno psicologico individuale (per rafforzare la sua autostima, diminuire le sue frustrazioni, migliorare l'ascolto emotivo, individuare e valorizzare le sue risorse e le sue potenzialità).

2) In seguito bisogna coinvolgere la famiglia e i genitori, attraverso un percorso di Parent Training, per dare loro un supporto psicologico, ma soprattutto per rafforzare le loro competenze genitoriali:
- migliorando il loro ruolo genitoriale a livello affettivo, relazionale, educativo.
- cambiando il modo di interagire con i figli
- promuovendo lo sviluppo di comportamenti positivi

3) fondamentale è la collaborazione scuola-famiglia. Utile è l'osservazione del bambino in classe e nel gruppo classe per rilevare le tipologie e la frequenza dei comportamenti inadeguati. E' necessario gratificare i momenti positivi.

E' importante e fondamentale che il trattamento sia integrato per essere adeguato.

Infine concludo dicendo che i bambini/ragazzi con una diagnosi ADHD non sono terremoti da fermare, non sono tornadi da bloccare, ma sono bambini da COMPRENDERE.




Dott.ssa Margherita Giordano
psicologa clinica e dell'età evolutiva

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