Quando parlo di lutti e
perdite non mi riferisco solamente alla morte fisica di una persona, ma anche
ad un abbandono o ad una relazione amorosa terminata. Anche essere lasciati dal
proprio partner può essere vissuto come un lutto, poiché questo evento viene
vissuto come tale, si viene pervasi da emozioni e reazioni molto simili al
lutto. Si sperimentano emozioni spiacevoli e la vita è sottoposta a profondi
cambiamenti esistenziali, emotivi e psichici a causa della
mancanza/scomparsa/abbandono/morte di quella determinata persona. Quindi questo
articolo può essere utile per capire come elaborare qualsiasi tipo di perdita o
lutto.
La perdita di una
persona amata è un dolore immenso, indescrivibile, devastante, fonte di grande
tormento e angoscia. Il dolore è inevitabile. A volte il dolore è talmente
intenso che può far credere di essere impazziti. La sofferenza investe ogni
cosa, poiché il dolore intacca la visione del mondo e soprattutto quella del
Sé.
Durante un lutto o una
perdita, il mondo interiore diventa arido, ostile, freddo e spesso questo
induce a diverse reazioni:
Shok iniziale.
Stordimento, confusione, perdita dell’appetito, pianti incontrollabili, incubi,
tremori, disperazione, terribile senso di vuoto, paure, cambiamenti improvvisi
di umore.
Isolamento.
Ci si chiude in un mondo privato perché il mondo interiore è percepito vuoto e
desolato e perciò si preferisce non condividere nulla con il mondo esterno.
Questo accade soprattutto se non ci sono altre figure di attaccamento a cui
rivolgersi spontaneamente per ricevere supporto e conforto.
Ansia e fobia.
Quando si perde una persona amata si è terrorizzati dall’idea di perdere anche
l’altro.
Rabbia, ostilità e aggressività.
Ci sono studi che dimostrano un vero e proprio cambiamento cerebrale quando si
affronta un lutto o una perdita. Il dolore e la sofferenza provocano una forte
carenza di ossitocina e oppiacei. Queste sono sostanze chimiche rilasciate durante
le interazioni tra persone che si amano profondamente. In seguito ad un lutto o
una perdita queste sostanze diminuiscono drasticamente, causando un’acuta
sofferenza psichica. Il calo di oppiacei scatena a sua volta il rilascio di
sostanze di natura opposta: l’acelticolina che sollecita uno stato di rabbia e
ostilità.
Negazione del dolore. La
sofferenza è intollerabile perciò si
cerca inconsciamente di difendersi dal dolore, negandolo. Ma questo
atteggiamento di negazione può portare man mano ad un distacco dalla realtà.
Privandosi di alcune emozioni, si rischia di rinunciare all’essenziale contatto
con se stessi. E’ importante e fondamentale vivere tutte le emozioni, anche quelle
più brutte e spiacevoli. La negazione a lungo andare può provocare altre
conseguenze quali: depressione, ansia, fobia sociale, isolamento, disturbi di
alimentazione, disturbi del sonno.
Comportamenti regressivi nei
bambini. E’ molto frequente che compaiano nei bambini disturbi
dell’apprendimento, enuresi notturna, difficoltà nel linguaggio, attaccamenti
morbosi. E’ importante che in questi
casi il bambino non venga assolutamente punito. Bisogna sapere che lo stadio
evolutivo in cui si trovava (dalla dipendenza all’indipendenza) possa subire
un’inversione, una regressione a causa del lutto. Il bambino torna a regredire
in uno stato di dipendenza e questo comportamento è un modo per ricostruire la
fiducia nelle relazioni umane per sentirsi poi libero di tornare alla sua
indipendenza.
Ma
perché si prova così tanto dolore dopo un lutto o una perdita?
Una prima
spiegazione è data da un fattore fisiologico e cerebrale come prima
descritto, ovvero dal cambiamento degli ormoni e delle sostanze chimiche
all’interno del cervello.
Una
seconda spiegazione è data dalla teoria
psicologica dell’attaccamento.
L’attaccamento
è la tendenza umana di avvicinarsi agli altri esseri umani per creare legami
emotivi e significativi. Siamo geneticamente programmati in modo da aver
bisogno di attaccamenti primari che danno un senso alla nostra vita, alla
nostra esistenza. Ecco perché la nostra primaria reazione di fronte alla morte
o all’abbandono della nostra persona amata è un dolore atroce, intenso,
insopportabile.
Come elaborare il lutto
o la perdita?
- Prima di tutto è necessario vivere
tutte le emozioni del momento, nonostante siano brutte,
dolorose e spiacevoli. Bisogna viverle tutte, accoglierle, accettarle.
Non negare il dolore.
Il dolore va vissuto pienamente. Il mancato sfogo di tutte le emozioni e
sensazioni può causare ulteriori problemi psicofisici ed emotivi.
L’unico
modo per smettere di soffrire è proprio quello di riuscire a soffrire.
Pe facilitare questo
processo è molto utile ed efficace PARLARE. Se risulta difficile tirare fuori la
parola, è efficace utilizzare altri strumenti alternativi che aiutino ad
esprimere e comunicare le proprie emozioni come ad esempio il disegno, la
scrittura, attività artistiche e creative.
Non
è assolutamente utile rispondere alla persona che sta vivendo un lutto con
luoghi comuni o consigli banali come ad esempio “Dai, passerà!”. Questa è solo
un’illusione e non lo aiuta a prendere contatto con se stesso e la realtà.
-
E’
importante assistere al funerale, poiché è un processo
fondamentale da vivere, sia per gli adulti ma anche per i bambini. Non è
necessario e utile “proteggere” i bambini dal dolore. Il funerale costituisce
un processo di chiusura fondamentale che può dare anche sollievo. Pensiamo che
il funerale potrebbe turbare il bambino. E invece no. Attraverso il funerale l’adulto
o il bambino può trovare un modello per elaborare il lutto. Inoltre vedere il comportamento di chi
è presente al funerale può aiutarlo a normalizzare il suo dolore, il suo
immenso desiderio di piangere. Può aiutarlo a condividere le sue emozioni, a
renderlo più consapevole di cosa sia realmente la morte e quindi più in grado
di elaborare il suo dolore.
-
Per affrontare ed elaborare il dolore
abbiamo bisogno dell’altro. Il lutto è
un momento troppo difficile per poterlo vivere da soli. “Non è possibile elaborare completamente un
lutto senza la presenza di un’altra persona” (Bowlby, 1973). Quindi anche
se abbiamo perso una persona amata bisogna cercare un’altra persona che possa rappresentare
per noi una nuova figura di riferimento, una nuova figura di attaccamento.
Quando cercare l’aiuto
professionale e un supporto psicologico?
- Quando si è completamente da soli ad affrontare il lutto e il dolore. Come appena descritto, per superare un dolore così grande e intenso abbiamo bisogno di condividerlo con gli altri.
- Quando la negazione delle emozioni blocca e non permette di proseguire normalmente la propria vita, compromettendo la quotidianità, il lavoro/scuola, le relazioni sociali, la salute psico-fisica. Spesso la negazione, il non accettare e il non vivere le proprie emozioni può provocare ulteriori problemi come ad esempio nei casi più gravi la depressione clinica o l’idea di suicidio. Quando si reprimono emozioni e sentimenti si rischia di compromettere ogni passione per la vita. Sintomi tipici della depressione sono:
- stato depressivo per
la maggior parte della giornata
- diminuzione delle
manifestazioni di piacere e interesse
- cambiamento
significativo del peso corporeo
- disturbi del sonno,
insonnia
- senso di fatica
costante
- pensieri di morte e
di suicidio
- emozioni e pensieri
negativi verso se stessi, verso gli altri, verso il futuro, la vita.
- Quando la sensazione di stordimento e di tutti i sintomi psico-fisici negativi continuano per un periodo troppo lungo o più lungo del normale.
- Quando la nostalgia per la persona amata che non c’è più viene trasferita inconsapevolmente su qualcosa o qualcuno che può diventare oggetto di ossessione. Ad esempio il continuo desiderio di qualcosa di nuovo. Ovviamente non esiste nulla che possa risultare davvero soddisfacente. Può capitare che si cada nella trappola dell’alcol o della droga, per affogare il proprio dolore e le proprie emozioni negative.
In questi casi si deve assolutamente
affrontare la situazione con estrema urgenza e serietà cercando un supporto
psicologico.
Attraverso
un intervento psicologico c’è l’opportunità di raccontare il proprio dolore, la
propria tristezza, la propria angoscia attraverso un linguaggio più ricco e
articolato e quindi non solo attraverso la parola ma soprattutto utilizzando la
comunicazione NON verbale. Per esprimere ed elaborare le proprie emozioni si
utilizzano il disegno, la scrittura, il gioco, tecniche espressive, artistiche,
creative e immaginative.
La
terapia diventa quindi luogo e spazio di condivisione, supporto, crescita e
rinascita.
Dott.ssa Margherita Giordano
Psicologa clinica e dell'età evolutiva.
Ricevo su appuntamento a Milano
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