lunedì 18 febbraio 2019

COME AFFRONTARE UN LUTTO O UNA PERDITA



Quando parlo di lutti e perdite non mi riferisco solamente alla morte fisica di una persona, ma anche ad un abbandono o ad una relazione amorosa terminata. Anche essere lasciati dal proprio partner può essere vissuto come un lutto, poiché questo evento viene vissuto come tale, si viene pervasi da emozioni e reazioni molto simili al lutto. Si sperimentano emozioni spiacevoli e la vita è sottoposta a profondi cambiamenti esistenziali, emotivi e psichici a causa della mancanza/scomparsa/abbandono/morte di quella determinata persona. Quindi questo articolo può essere utile per capire come elaborare qualsiasi tipo di perdita o lutto.

La perdita di una persona amata è un dolore immenso, indescrivibile, devastante, fonte di grande tormento e angoscia. Il dolore è inevitabile. A volte il dolore è talmente intenso che può far credere di essere impazziti. La sofferenza investe ogni cosa, poiché il dolore intacca la visione del mondo e soprattutto quella del Sé.

Durante un lutto o una perdita, il mondo interiore diventa arido, ostile, freddo e spesso questo induce a diverse reazioni:

Shok iniziale. Stordimento, confusione, perdita dell’appetito, pianti incontrollabili, incubi, tremori, disperazione, terribile senso di vuoto, paure, cambiamenti improvvisi di umore.

Isolamento. Ci si chiude in un mondo privato perché il mondo interiore è percepito vuoto e desolato e perciò si preferisce non condividere nulla con il mondo esterno. Questo accade soprattutto se non ci sono altre figure di attaccamento a cui rivolgersi spontaneamente per ricevere supporto e conforto.

Ansia e fobia. Quando si perde una persona amata si è terrorizzati dall’idea di perdere anche l’altro.

Rabbia, ostilità e aggressività. Ci sono studi che dimostrano un vero e proprio cambiamento cerebrale quando si affronta un lutto o una perdita. Il dolore e la sofferenza provocano una forte carenza di ossitocina e oppiacei. Queste sono sostanze chimiche rilasciate durante le interazioni tra persone che si amano profondamente. In seguito ad un lutto o una perdita queste sostanze diminuiscono drasticamente, causando un’acuta sofferenza psichica. Il calo di oppiacei scatena a sua volta il rilascio di sostanze di natura opposta: l’acelticolina che sollecita uno stato di rabbia e ostilità.

Negazione del dolore. La sofferenza è intollerabile perciò si cerca inconsciamente di difendersi dal dolore, negandolo. Ma questo atteggiamento di negazione può portare man mano ad un distacco dalla realtà. Privandosi di alcune emozioni, si rischia di rinunciare all’essenziale contatto con se stessi. E’ importante e fondamentale vivere tutte le emozioni, anche quelle più brutte e spiacevoli. La negazione a lungo andare può provocare altre conseguenze quali: depressione, ansia, fobia sociale, isolamento, disturbi di alimentazione, disturbi del sonno.

Comportamenti regressivi nei bambini. E’ molto frequente che compaiano nei bambini disturbi dell’apprendimento, enuresi notturna, difficoltà nel linguaggio, attaccamenti morbosi. E’ importante che in questi casi il bambino non venga assolutamente punito. Bisogna sapere che lo stadio evolutivo in cui si trovava (dalla dipendenza all’indipendenza) possa subire un’inversione, una regressione a causa del lutto. Il bambino torna a regredire in uno stato di dipendenza e questo comportamento è un modo per ricostruire la fiducia nelle relazioni umane per sentirsi poi libero di tornare alla sua indipendenza.

Ma perché si prova così tanto dolore dopo un lutto o una perdita?
Una prima spiegazione è data da un fattore fisiologico e cerebrale come prima descritto, ovvero dal cambiamento degli ormoni e delle sostanze chimiche all’interno del cervello.
Una seconda spiegazione è data dalla teoria psicologica dell’attaccamento.
L’attaccamento è la tendenza umana di avvicinarsi agli altri esseri umani per creare legami emotivi e significativi. Siamo geneticamente programmati in modo da aver bisogno di attaccamenti primari che danno un senso alla nostra vita, alla nostra esistenza. Ecco perché la nostra primaria reazione di fronte alla morte o all’abbandono della nostra persona amata è un dolore atroce, intenso, insopportabile.

Come elaborare il lutto o la perdita?

-      Prima di tutto è necessario vivere tutte le emozioni del momento, nonostante siano brutte, dolorose e spiacevoli. Bisogna viverle tutte, accoglierle, accettarle.
Non negare il dolore. Il dolore va vissuto pienamente. Il mancato sfogo di tutte le emozioni e sensazioni può causare ulteriori problemi psicofisici ed emotivi.
L’unico modo per smettere di soffrire è proprio quello di riuscire a soffrire.
Pe facilitare questo processo è molto utile ed efficace PARLARE. Se risulta difficile tirare fuori la parola, è efficace utilizzare altri strumenti alternativi che aiutino ad esprimere e comunicare le proprie emozioni come ad esempio il disegno, la scrittura, attività artistiche e creative.

Non è assolutamente utile rispondere alla persona che sta vivendo un lutto con luoghi comuni o consigli banali come ad esempio “Dai, passerà!”. Questa è solo un’illusione e non lo aiuta a prendere contatto con se stesso e la realtà.

-       E’ importante assistere al funerale, poiché è un processo fondamentale da vivere, sia per gli adulti ma anche per i bambini. Non è necessario e utile “proteggere” i bambini dal dolore. Il funerale costituisce un processo di chiusura fondamentale che può dare anche sollievo. Pensiamo che il funerale potrebbe turbare il bambino. E invece no. Attraverso il funerale l’adulto o il bambino può trovare un modello per elaborare il  lutto. Inoltre vedere il comportamento di chi è presente al funerale può aiutarlo a normalizzare il suo dolore, il suo immenso desiderio di piangere. Può aiutarlo a condividere le sue emozioni, a renderlo più consapevole di cosa sia realmente la morte e quindi più in grado di elaborare il suo dolore.

-       Per affrontare ed elaborare il dolore abbiamo bisogno dell’altro. Il lutto è un momento troppo difficile per poterlo vivere da soli. “Non è possibile elaborare completamente un lutto senza la presenza di un’altra persona” (Bowlby, 1973). Quindi anche se abbiamo perso una persona amata bisogna cercare un’altra persona che possa rappresentare per noi una nuova figura di riferimento, una nuova figura di attaccamento.

Quando cercare l’aiuto professionale e un supporto psicologico?

  • Quando si è completamente da soli ad affrontare il lutto e il dolore. Come appena descritto, per superare un dolore così grande e intenso abbiamo bisogno di condividerlo con gli altri.
  • Quando la negazione delle emozioni blocca e non permette di proseguire normalmente la propria vita, compromettendo la quotidianità, il lavoro/scuola, le relazioni sociali, la salute psico-fisica. Spesso la negazione, il non accettare e il non vivere le proprie emozioni può provocare ulteriori problemi come ad esempio nei casi più gravi la depressione clinica o l’idea di suicidio. Quando si reprimono emozioni e sentimenti si rischia di compromettere ogni passione per la vita. Sintomi tipici della depressione sono:
- stato depressivo per la maggior parte della giornata
- diminuzione delle manifestazioni di piacere e interesse
- cambiamento significativo del peso corporeo
- disturbi del sonno, insonnia
- senso di fatica costante
- pensieri di morte e di suicidio
- emozioni e pensieri negativi verso se stessi, verso gli altri, verso il futuro, la vita.

  • Quando la sensazione di stordimento e di tutti i sintomi psico-fisici negativi continuano per un periodo troppo lungo o più lungo del normale.

  • Quando la nostalgia per la persona amata che non c’è più viene trasferita inconsapevolmente su qualcosa o qualcuno che può diventare oggetto di ossessione. Ad esempio il continuo desiderio di qualcosa di nuovo. Ovviamente non esiste nulla che possa risultare davvero soddisfacente. Può capitare che si cada nella trappola dell’alcol o della droga, per affogare il proprio dolore e le proprie emozioni negative.

In questi casi si deve assolutamente affrontare la situazione con estrema urgenza e serietà cercando un supporto psicologico.
Attraverso un intervento psicologico c’è l’opportunità di raccontare il proprio dolore, la propria tristezza, la propria angoscia attraverso un linguaggio più ricco e articolato e quindi non solo attraverso la parola ma soprattutto utilizzando la comunicazione NON verbale. Per esprimere ed elaborare le proprie emozioni si utilizzano il disegno, la scrittura, il gioco, tecniche espressive, artistiche, creative e immaginative.
La terapia diventa quindi luogo e spazio di condivisione, supporto, crescita e rinascita.




Dott.ssa Margherita Giordano
Psicologa clinica e dell'età evolutiva.

Ricevo su appuntamento a Milano
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